13 Settembre 2024

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Redazione

“But Not For Free”, la libertà ha un costo che la musica rende più accessibile

Una recensione della nostra redazione dell’album “But Not For Free” della vocalist calabrese Veronica Parrilla, coinvolta da Jazzy Records nel progetto diretto da Giovanni Mazzarino e realizzato con il sostegno di Siae e Mic nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, insieme ad altri due giovani talenti della nuova scena Jazz: Matteo Pesce e Giuseppe Gugliotta.

Che il jazz fosse un linguaggio universale capace di veicolare messaggi profondi, lo si sa da sempre; e l’album d’esordio di Veronica Parrilla, intitolato “But Not For Free” e firmato Jazzy Records, lo conferma con una chiarezza sorprendente. Sotto la direzione musicale di Giovanni Mazzarino, pianista e compositore dal tocco raffinato e ispirato, la giovanissima cantante calabrese mette in luce una voce già matura, avvolgente e ricca di sfumature, che conduce l’ascoltatore in un viaggio sonoro in cui il jazz diventa veicolo di impegno sociale e culturale.

Il progetto, realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del bando “Per Chi Crea”, ha una duplice anima: da un lato, la freschezza di un laboratorio didattico – ché sia la Parrilla sia i suoi compagni di sezione ritmica, il batterista Matteo Pesce e il bassista Giuseppe Gugliotta, sono stati formati sotto l’egida dello stesso Mazzarino nei Conservatori calabresi – dall’altro, la consapevolezza di una produzione professionale che sa esprimere, con solido mestiere, profondi valori umani.

Veronica Parrilla in studio – Ph. Nunzio Santisi

Il titolo “But Not For Free” si rivela immediatamente una dichiarazione d’intenti: la citazione del celebre standard “But Not for Me” non è casuale, ma vuole porre l’accento sul fatto che la libertà e i diritti – centrali nell’intero album – non siano mai un dato scontato o “gratuito”. Piuttosto, sono conquiste da difendere con tenacia, con un impegno che questa nuova generazione di musicisti traduce in note e parole.

Sul versante compositivo, le firme di Mazzarino garantiscono un terreno armonico e melodico di grande eleganza, con strutture che richiamano la tradizione hard bop e mainstream jazz, ma sanno aprirsi a soluzioni più moderne, offrendo alla voce di Parrilla ampio spazio di espressione. Il suo timbro si muove morbido e sicuro fra ballad dal sapore intimo e brani più incalzanti dal ritmo vivace, sostenuto dal sapiente interplay di Pesce e Gugliotta.

La cover del CD

I testi scritti dalla stessa Parrilla sono il cuore pulsante del disco. Ogni traccia affronta un tema cruciale, legato ai diritti umani: In “The Plant” si parla con trasporto del diritto di scelta delle donne, del coraggio e della resilienza femminili; “Lost at Home” intreccia una linea melodica malinconica a un testo che richiama l’importanza dell’istruzione e della conoscenza come chiavi di libertà; “Sweet Childhood Time” tocca le corde più tenere, celebrando il diritto a un’infanzia autentica e priva di ingiuste imposizioni; “Visions in the Fog” e “Stay Little Sheet” sottolineano, rispettivamente, la libertà di espressione e il valore dell’identità, invitando a non farci intrappolare da silenzi e censure… Il brano che dà il titolo al disco, “But Not For Free”, è un inno gioioso alla libertà, in cui la voce della Parrilla diventa quasi una bandiera da sventolare per ricordarci che la conquista dei diritti necessita di determinazione e impegno costante.

Da sx: Giuseppe Gugliotta, Matteo Pesce, Giovanni Mazzarino – Ph. Nunzio Santisi

La sezione ritmica si distingue per energia e precisione: i groove di Matteo Pesce alla batteria e le linee di Giuseppe Gugliotta al basso disegnano incastri efficaci, dialogando con il pianoforte di Mazzarino in un interplay asciutto e tuttavia aperto ai momenti di improvvisazione. È proprio nelle sezioni strumentali, infatti, che si percepisce l’anima “lab” di questo progetto, dove l’ascolto reciproco e il “learning by doing” creano un ambiente nel quale ogni idea prende forma nel segno della libertà creativa.

Notevole anche la cura riservata agli arrangiamenti: Mazzarino sa valorizzare la giovane vocalist, cesellando attorno a lei progressioni armoniche che ne mettono in luce la gamma espressiva, senza rinunciare a un tocco di modernità negli incisi e nei passaggi pianistici. In alcuni frangenti, la Parrilla adotta il vocalese, tecnica jazzistica che rinsalda il legame con la tradizione ma lo proietta verso un messaggio universale, coerente con la finalità di sensibilizzazione del disco.

Giovanni Mazzarino – Ph. Nunzio Santisi

Dal punto di vista tematico, “But Not For Free” è un vero e proprio concept-album sulle conquiste di civiltà che spesso diamo per scontate e sul ruolo cruciale che la musica (e la cultura in senso più ampio) può rivestire nel promuoverle. Le parole della Parrilla vibrano di idealismo, ma non scadono nella retorica: c’è passione, c’è slancio, c’è un’urgenza genuina di raccontare la realtà e spingerci ad aprire gli occhi, quasi fosse un appello civile e artistico insieme.

In definitiva, “But Not For Free” si colloca a pieno titolo in quell’alveo di produzione jazzistica contemporanea che non rinuncia al lirismo e alla tradizione, ma che al contempo sente forte il bisogno di far vibrare le corde dell’impegno. Un debutto che – proprio come il jazz insegna – ci ricorda che l’improvvisazione più riuscita nasce sempre dall’ascolto reciproco e dalla condivisione. Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per guardare al futuro, difendere con orgoglio i nostri diritti e suonare, tutti insieme, una musica più giusta.

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