Gioco & Jazz: un connubio originale per l’educazione del futuro 

Gioco & Jazz: un connubio originale per l’educazione del futuro 

Un puntuale resoconto del convegno “Gioco & Jazz” realizzato in collaborazione con Regione Lombardia e promosso dall’etichetta discografica Jazzy Records nell’ambito delle attività di promozione del progetto But Not For Free – l’album di Veronica Parrilla featuring Giovanni Mazzarino dedicato ai diritti civili. L’evento è nato dalla partnership con l’Associazione Animum Ludendo Coles, impegnata da trent’anni si temi del diritto al gioco.

Dopo i saluti istituzionali di Alessandro Fermi, Assessore Università, Ricerca, Innovazione sono intervenuti

  • Valentina Gramazio, songwriter e discografica indipendente (Jazzy Records) – “But Not For Free: un progetto artistico per parlare di diritti civili e diritto al gioco”.
  • Giovanni Mazzarino, musicista, docente di Tecniche di Improvvisazione Musicale e Coordinatore del Dipartimento di Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali presso il Conservatorio Fausto Torrefranca di Vibo Valentia – “L’innovazione musicale è un’invenzione non inventata”.
  • Francesca Antonacci, Professoressa ordinaria in “Pedagogia generale e sociale: pedagogia del gioco” presso l’Università Bicocca di Milano – “Gioco e musica per aprire alla speranza”.
  • Furio Ferri, designer di elementi ludici fondatore dell’Associazione Artistica Animum Ludendo Coles – “La strada maestra del gioco e del Jazz”.
  • Vanna Gherardi, Professoressa Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – “Agenda 2030: spazi per giocare, spazi per crescere”.
  • Francesca Squillaci, Docente di scuola primaria, Bologna – “Educazione musicale e progettualità didattica”.

Il Convegno è stato moderato da Silvana Garufi, già Direttore presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano.

Il legame tra gioco e musica Jazz è stato esplorato in profondità durante il convegno “Gioco & Jazz | Ricerca Innovativa in ambito educativo e musicale”, tenutosi il 10 ottobre 2024 nella prestigiosa Sala Gonfalone di Palazzo Pirelli a Milano, sede del Consiglio Regionale della Lombardia. L’evento, promosso dall’etichetta discografica Jazzy Records, dall’Associazione Artistica Animum Ludendo Coles e sostenuto da Regione Lombardia, MiC e SIAE, ha riunito musicisti, educatori e ricercatori per riflettere sulle potenzialità educative di due mondi apparentemente distanti ma profondamente connessi.

L’Assessore all’ Università, Ricerca, Innovazione Alessandro Fermi ha aperto i lavori del convegno con un caloroso saluto ai relatori e al pubblico presente, sottolineando l’importanza di un evento così partecipato. In una una sala gremita, l’Assessore ha evidenziato come, per la prima volta in un luogo Istituzionale così importante per la Regione Lombardia si sia affrontato il binomio tra gioco ed educazione musicale, un tema che unisce creatività e formazione in modo innovativo. Fermi ha poi ricordato che l’innovazione non riguarda soltanto l’ambito tecnologico, ma anche il mondo dell’educazione, dove approcci nuovi e interdisciplinari come quello del Jazz e del gioco possono offrire opportunità straordinarie per la crescita culturale e sociale. Un intervento che ha dato il via al convegno con un messaggio di apertura verso nuove prospettive educative.


Jazz e gioco: linguaggi universali per crescere

Francesca Antonacci, professoressa ordinaria in Pedagogia generale e sociale: pedagogia del gioco presso l’Università Bicocca di Milano, ha approfondito il rapporto tra gioco e musica come strumenti per accedere a un “mondo-altro”, un universo speciale dove il piacere, la creatività e la crescita trovano terreno fertile. Nel suo intervento, “Gioco e musica per aprire alla speranza”, ha invitato i partecipanti a riflettere sul ruolo che gioco e musica hanno avuto nella loro vita, scavando nei ricordi per ritrovare il valore del ritmo e del divertimento. Ha sottolineato l’importanza delle regole: senza di esse, né il gioco né la musica potrebbero esistere. Tuttavia, è proprio la conoscenza profonda delle regole che permette di essere creativi e di trasformare il gioco e la musica in strumenti di inclusione, crescita e scoperta di nuove prospettive. Antonacci ha anche evidenziato un elemento linguistico interessante: il termine “play”, in inglese, significa sia giocare che suonare. Questo intreccio semantico riflette il legame profondo tra gioco e musica, entrambi capaci di proiettare chi li pratica in una dimensione in cui gli errori non sono fallimenti ma opportunità di apprendimento.


La musica Jazz per parlare del diritto al gioco 

Valentina Gramazio, songwriter e titolare dell’etichetta Jazzy Records che ha promosso il Convegno, ha illustrato come il Jazz sia un linguaggio universale capace di unire generazioni e culture. Attraverso il videoclip del progetto “But Not For Free”, vincitore del Bando SIAE “Per Chi Crea”, Gramazio ha mostrato come il Jazz e il gioco possano essere strumenti per parlare di diritti civili, in particolare del diritto al gioco. Ha spiegato che, come nel Jazz, anche nel gioco è fondamentale la trasmissione di regole da una generazione all’altra, creando un contesto inclusivo dove grandi e piccoli possano condividere esperienze e valori. Nel corso della sua relazione, Gramazio ha presentato un nuovo videoclip realizzato proprio in occasione del convegno Gioco & jazz, “The Sweet Childhood Time” di Veronica Parrilla featuring Giovanni Mazzarino, contenuto nell’album “But Not For Free” e che tratta proprio del diritto dei bambini ad avere un’infanzia serena dove il gioco e la scoperta sono protagonisti della crescita. Questo diritto, purtroppo, non è garantito in tutti i Paesi del mondo e milioni di bimbi vivono situazioni di estremo disagio, nella nella povertà materiale e morale senza poter realizzare la loro “missione di bambini”.

Giovanni Mazzarino, pianista, compositore e coordinatore del Dipartimento di Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali presso il Conservatorio Fausto Torrefranca di Vibo Valentia, ha portato la sua esperienza nella relazione “L’innovazione musicale è un’invenzione non inventata”. Mazzarino ha spiegato che il Jazz, più che un genere musicale, è un processo creativo basato su regole precise che, una volta interiorizzate, permettono di improvvisare. L’improvvisazione, ha detto, non è casualità: è un atto consapevole, un’espressione autentica che nasce solo dalla conoscenza profonda del linguaggio musicale. Ha paragonato il Jazz al gioco, sottolineando che entrambi richiedono un sistema condiviso di regole per poter essere praticati. Solo chi padroneggia le regole può andare oltre, creando, divertendosi e condividendo. Ha aggiunto che il Jazz non è solo un linguaggio musicale ma un movimento culturale capace di trasmettere valori sociali alle nuove generazioni, un aspetto che lo rende un potente strumento educativo.

Furio Ferri, designer di manufatti ludici e fondatore dell’Associazione Artistica Animum Ludendo Coles, ha approfondito il tema del gioco come strumento di crescita e aggregazione. Nel suo intervento, “La strada maestra del gioco e del Jazz”, ha ricordato che il bambino, giocando, non è consapevole che sta imparando: il gioco è un’attività che sviluppa fantasia, socialità e capacità di adattamento. Ferri ha sottolineato l’importanza di recuperare i giochi tradizionali, che richiedono poche risorse ma tanta creatività: bastano un gessetto, una corda, delle biglie o un pallone improvvisato per creare momenti di condivisione e apprendimento.

Ha poi parlato della necessità di ripensare gli spazi urbani per renderli adatti al gioco libero, coinvolgendo i bambini nella loro progettazione. Questa riflessione richiama l’importanza di tramandare la tradizione orale e i gesti del gioco, elementi fondamentali anche nel Jazz, dove la trasmissione delle regole avviene spesso attraverso l’esperienza diretta e la pratica collettiva.


La scuola come fulcro delleducazione interdisciplinare

Vanna Gherardi, professoressa Alma Mater Studiorum e coordinatrice del Centro di Ricerche sulle Didattiche Attive – Università di Bologna, ha collegato il tema del convegno agli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, in particolare all’Obiettivo 11 sulle città sostenibili. Ha spiegato come il suo Centro di ricerche sulla didattica attiva stia sviluppando progetti che uniscono apprendimento, inclusione e sostenibilità. Secondo Gherardi, la progettazione di spazi urbani deve tenere conto delle esigenze di bambini e anziani, coinvolgendoli direttamente nel processo creativo. Ha anche sottolineato il ruolo fondamentale degli insegnanti, che devono essere formati e supportati in questo nuovo approccio educativo.

Francesca Squillaci, insegnante di scuola primaria, ha portato un esempio concreto di come la musica e il gioco possano essere integrati nella didattica. Nel suo intervento, “Educazione musicale e progettualità didattica”, ha citato Fourier, che già nel 1925 sottolineava il valore educativo di queste attività. Squillaci ha insistito sull’importanza di coinvolgere figure professionali esterne, come musicisti e associazioni, per arricchire l’offerta educativa. La scuola, ha detto, deve essere un luogo di collaborazione, capace di creare un network con il territorio per valorizzare la musicalità innata di ogni individuo e promuovere progetti inclusivi.

Conclusioni: un progetto speciale e congiunto per rendere concreti i temi del convegno

Il convegno si è chiuso con un forte impegno condiviso dai relatori: rendere concreta l’esperienza e i concetti discussi attraverso un progetto educativo che integri Gioco e Jazz. L’obiettivo è creare un modello innovativo che unisca educatori, musicisti, designer e amministratori per sviluppare iniziative che valorizzino il Jazz e il gioco come strumenti di crescita personale e sociale. I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di coinvolgere le scuole, il territorio e le famiglie in un percorso interdisciplinare che sappia educare al rispetto delle regole, stimolare la creatività e promuovere l’inclusione. Questo progetto pilota sarà il primo passo verso una nuova visione dell’educazione, in cui Jazz e gioco diventino i cardini di un approccio che guarda al futuro con speranza, immaginazione e collaborazione.

Fotografie ©Dan Codazzi

“But Not For Free”, la libertà ha un costo che la musica rende più accessibile

“But Not For Free”, la libertà ha un costo che la musica rende più accessibile

Una recensione della nostra redazione dell’album “But Not For Free” della vocalist calabrese Veronica Parrilla, coinvolta da Jazzy Records nel progetto diretto da Giovanni Mazzarino e realizzato con il sostegno di Siae e Mic nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, insieme ad altri due giovani talenti della nuova scena Jazz: Matteo Pesce e Giuseppe Gugliotta.

Che il jazz fosse un linguaggio universale capace di veicolare messaggi profondi, lo si sa da sempre; e l’album d’esordio di Veronica Parrilla, intitolato “But Not For Free” e firmato Jazzy Records, lo conferma con una chiarezza sorprendente. Sotto la direzione musicale di Giovanni Mazzarino, pianista e compositore dal tocco raffinato e ispirato, la giovanissima cantante calabrese mette in luce una voce già matura, avvolgente e ricca di sfumature, che conduce l’ascoltatore in un viaggio sonoro in cui il jazz diventa veicolo di impegno sociale e culturale.

Il progetto, realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del bando “Per Chi Crea”, ha una duplice anima: da un lato, la freschezza di un laboratorio didattico – ché sia la Parrilla sia i suoi compagni di sezione ritmica, il batterista Matteo Pesce e il bassista Giuseppe Gugliotta, sono stati formati sotto l’egida dello stesso Mazzarino nei Conservatori calabresi – dall’altro, la consapevolezza di una produzione professionale che sa esprimere, con solido mestiere, profondi valori umani.

Veronica Parrilla in studio – Ph. Nunzio Santisi

Il titolo “But Not For Free” si rivela immediatamente una dichiarazione d’intenti: la citazione del celebre standard “But Not for Me” non è casuale, ma vuole porre l’accento sul fatto che la libertà e i diritti – centrali nell’intero album – non siano mai un dato scontato o “gratuito”. Piuttosto, sono conquiste da difendere con tenacia, con un impegno che questa nuova generazione di musicisti traduce in note e parole.

Sul versante compositivo, le firme di Mazzarino garantiscono un terreno armonico e melodico di grande eleganza, con strutture che richiamano la tradizione hard bop e mainstream jazz, ma sanno aprirsi a soluzioni più moderne, offrendo alla voce di Parrilla ampio spazio di espressione. Il suo timbro si muove morbido e sicuro fra ballad dal sapore intimo e brani più incalzanti dal ritmo vivace, sostenuto dal sapiente interplay di Pesce e Gugliotta.

La cover del CD

I testi scritti dalla stessa Parrilla sono il cuore pulsante del disco. Ogni traccia affronta un tema cruciale, legato ai diritti umani: In “The Plant” si parla con trasporto del diritto di scelta delle donne, del coraggio e della resilienza femminili; “Lost at Home” intreccia una linea melodica malinconica a un testo che richiama l’importanza dell’istruzione e della conoscenza come chiavi di libertà; “Sweet Childhood Time” tocca le corde più tenere, celebrando il diritto a un’infanzia autentica e priva di ingiuste imposizioni; “Visions in the Fog” e “Stay Little Sheet” sottolineano, rispettivamente, la libertà di espressione e il valore dell’identità, invitando a non farci intrappolare da silenzi e censure… Il brano che dà il titolo al disco, “But Not For Free”, è un inno gioioso alla libertà, in cui la voce della Parrilla diventa quasi una bandiera da sventolare per ricordarci che la conquista dei diritti necessita di determinazione e impegno costante.

Da sx: Giuseppe Gugliotta, Matteo Pesce, Giovanni Mazzarino – Ph. Nunzio Santisi

La sezione ritmica si distingue per energia e precisione: i groove di Matteo Pesce alla batteria e le linee di Giuseppe Gugliotta al basso disegnano incastri efficaci, dialogando con il pianoforte di Mazzarino in un interplay asciutto e tuttavia aperto ai momenti di improvvisazione. È proprio nelle sezioni strumentali, infatti, che si percepisce l’anima “lab” di questo progetto, dove l’ascolto reciproco e il “learning by doing” creano un ambiente nel quale ogni idea prende forma nel segno della libertà creativa.

Notevole anche la cura riservata agli arrangiamenti: Mazzarino sa valorizzare la giovane vocalist, cesellando attorno a lei progressioni armoniche che ne mettono in luce la gamma espressiva, senza rinunciare a un tocco di modernità negli incisi e nei passaggi pianistici. In alcuni frangenti, la Parrilla adotta il vocalese, tecnica jazzistica che rinsalda il legame con la tradizione ma lo proietta verso un messaggio universale, coerente con la finalità di sensibilizzazione del disco.

Giovanni Mazzarino – Ph. Nunzio Santisi

Dal punto di vista tematico, “But Not For Free” è un vero e proprio concept-album sulle conquiste di civiltà che spesso diamo per scontate e sul ruolo cruciale che la musica (e la cultura in senso più ampio) può rivestire nel promuoverle. Le parole della Parrilla vibrano di idealismo, ma non scadono nella retorica: c’è passione, c’è slancio, c’è un’urgenza genuina di raccontare la realtà e spingerci ad aprire gli occhi, quasi fosse un appello civile e artistico insieme.

In definitiva, “But Not For Free” si colloca a pieno titolo in quell’alveo di produzione jazzistica contemporanea che non rinuncia al lirismo e alla tradizione, ma che al contempo sente forte il bisogno di far vibrare le corde dell’impegno. Un debutto che – proprio come il jazz insegna – ci ricorda che l’improvvisazione più riuscita nasce sempre dall’ascolto reciproco e dalla condivisione. Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per guardare al futuro, difendere con orgoglio i nostri diritti e suonare, tutti insieme, una musica più giusta.